Si aprirà Sabato 17 Marzo prossimo alle ore 15.00 presso l’Auditorium San Giovanni Evangelista a Penne la mostra personale dell’artista Luciana Di Nino. La mostra, organizzata dalla stessa artista e dalla Pro Loco “Città Di Penne” è patrocinata dal Comune di Penne e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara; si protrarrà fino al 3 Aprile 2018 con i seguenti orari: da Lun. a Ven. dalle ore 16.30 alle 19.00; Sab. e Dom. dalle ore 10.00 alle ore 12.00 ed il pomeriggio dalle 16.30 alle 19.30.
Di seguito le note della scrittrice e critica d’arte Carla D’Aurelio.
L‘arte in tutte le sue forme rappresenta da sempre quel bisogno intimo dell’uomo che lo spinge ad una ricerca mirata a mettere in relazione ciò che è immediatamente percepibile dai sensi, con qualcosa che sta oltre la percezione puramente sensoriale. Sotto questo aspetto ha una componente imprescindibile nella dimensione simbolica. Nel caso delle arti visive un’opera d’arte è tale quando il semplice sguardo non basta ad esaurirne la totalità del significato e ci rinvia a significati altri rispetto a quelli che il sensibile riesce a fornirci immediatamente.
Ed è per questo che l’arte ci incanta, ci sconvolge, ci lascia in una situazione di arresto della capacità di formulare pensieri coerenti e razionali.
L’artista Luciana Di Nino presenta in questa mostra un ciclo di opere dal titolo “Angels”. Ora, scorrendo con lo sguardo le opere stesse, ci accade quasi di sentirci in difficoltà, di non capire abbastanza, come se il testo pittorico, nell’insieme, sfuggisse alla nostra comprensione; da una parte una teoria di figure angeliche, eteree, di sostanza soprannaturale, dall’altra, in evidente corrispondenza e contrasto, altrettante figure umane chiaramente femminili e di etnie diverse. Donne che mostrano tutte sul grembo, tra le mani, un grande uovo simbolo della vita.
Donne colpite da un abbagliante stupore davanti a quelle figure angeliche incommensurabili che sembrano prendere forma per effetto di una pura energia vitale intangibile e pur percepibile dai loro sensi. Apparizioni che si manifestano ai loro occhi increduli e dubbiosi a preannunziare un evento che suscita nei loro cuori ansiose attese e profondi turbamenti. Donne avviluppate da un cono di luce, silenziose, umili ma potenti in quanto custodi del bene più prezioso e misterioso. Nascerà dal loro corpo un essere che non conoscono, affamato di vita, per il quale sono disposte a cedere la propria stessa vita. Viene da pensare a simboli di antiche madri che mostrano la potenza vitale che portano nel ventre, alla loro capacità generatrice e di mediazione, ma anche alla solitudine, al dubbio, alla pazienza, alla sofferenza e alla speranza, che diventano sapienza da trasmettere.
Tutto questo è reso attraverso l’utilizzo di una sostanza materica importante che incontrandosi con il colore e la luce, dà luogo ad eventi visivi ed emotivi profondi. La superficie si anima di una serie di situazioni grovigli, vortici, nervature, rugosità, trame, che invase dalle infinite possibilità espressive dei colori, si fanno carichi di una straordinaria tensione vitale. Ma è la luce ad assumere un ruolo determinante, a generare l’unità del tessuto pittorico, ad armonizzare gli elementi diversi, a farsi “logos” nel quale ogni contrasto si ricompone in una dimensione dinamica in cui si rivela l’evento creativo. Sfiorando l’intera superficie materica la luce fa vibrare il colore ora brillante ora acido in un gioco di riverberi e sfumature lattescenti, esaltandone la potenza espressiva e la bellezza.
Questa ricerca incessante tesa come ad intrappolare la luce ha condotto l’artista a sperimentare, già in passato, tecniche miste su strutture tridimensionali nel cui interno è stato collocato un vero punto luce.
Sono nate così le lampade, “anime luminose” che osano timidamente attraversare il buio senza abolirlo.
Ma la bellezza a cui tende Luciana Di Nino è comunque una bellezza inquieta la cui poetica si spinge oltre ogni limite condizionante, suscitando sentimenti che si perdono nelle profondità dell’invisibile.
Si può dire che questa artista preferisca smarrirsi in una ricerca inafferrabile piuttosto che vigilare per definirne forme e metodi mai certi. Tentare attraverso l’arte una strada per restare connessi alla vita, alla sua misteriosa essenza, credo sia il messaggio più potente di questa pittrice, della sua ricerca riparatrice e riequilibrante di un malessere esistenziale che accompagna spesso il tempo della vita umana.
Spoltore 6 marzo 2018
Carla D’Aurelio